ME GENUIT, la Mantova sovrappensiero di Giuseppe Gradella

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Fatticult 2020 è anche arte e fotografia da osservare, per immergersi intimamente in un’atmosfera: al Tempio di San Sebastiano venerdì 25 settembre alle ore 18 inaugura ME GENUIT, esposizione di fotografie di Giuseppe Gradella, fotografo e architetto di fama nazionale. Dedicata a Mantova, ME GENUIT è un racconto stratificato,  una serie di immagini fermate dall’obiettivo come fossero degli appunti su un taccuino, uno sguardo emozionato sulla città di Mantova.

ORARI DI APERTURA: La mostra sarà visitabile gratuitamente presso la chiesa inferiore del Tempio di San Sebastiano con accesso dedicato dal 25 settembre al 4 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 17.30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30. L’accesso alla mostra sarà regolamentato nel rispetto delle disposizioni Covid-19.

Un evento realizzato in collaborazione con Creative Lab Mantova e i Musei Civici di Mantova, con il sostegno di

Anci, Comune di Mantova e Comune di Ravenna nell’ambito del progetto “Virgilio e Dante 4.0, nuove strade antichi maestri” finanziato da Anci Avviso SINERGIE

ME GENUIT – note dell’artista

È questa una raccolta disordinata di immagini, di scatti diversi per soggetto, per cronologia, formato, tecnica e attenzione, quasi una somma di “sovrappensieri” il cui unico risultato possibile è in qualche modo Mantova negli ultimi otto anni in cui l’ho vissuta.

L’intento di questa somma di differenze sarà quello di raccontarla proprio attraverso la rappresentazione di momenti in cui non mi SAN CRISTOFOROaccorgevo di esservi davvero. Penso sia capitato a tutti, almeno una volta, di trovarsi in un determinato luogo con uno scopo preciso, per un lavoro, svago, dolore o amore, o semplicemente per caso e di non rendersi realmente conto di dove ci si trovava, di ciò che ci circondava precisamente, ma soltanto di ciò di cui si aveva necessità in quell’istante, qualcosa che riguardava più noi stessi che il resto.

Sono però consapevole che ciò che ci sta attorno, che ci ospita ed esiste indipendentemente da noi, può essere casualmente “catturato” da una foto; in queste immagini è successo mentre attendevo di fare altro, mentre aspettavo di giungere in un luogo, mentre realizzavo un ritratto, mentre mi annoiavo, mentre mi regalavo un po’ di solitudine o semplicemente perché qualcosa, che era nei miei pensieri, si materializzava da qualche parte attorno a me.

E’ nata così questa raccolta di scatti, che ci si potrebbe aspettare racconti qualcosa di preciso, magari una storia o almeno che documenti un periodo, ma che nel mio caso si traduce più che altro in una raccolta di frammenti di memorie, in un gesto più carico di nostalgia, che di voglia di mettersi in mostra; per me è stato un po’ come disporre sul tavolo di casa le conchiglie raccolte in anni di passeggiate mattutine, rendendomi conto di quanto fossero speciali e di quanto mi mancasse il loro mare.

In questo dedalo di immagini si rincorrono, strade, presenze, finte prospettive, ombre, nebbie, mostri, il vento tra gli alberi, tutte le stagioni, appunti distratti e utopie del passato, cose nuove ormai vecchie e altre lontane nel tempo ma sempre attuali.

Mantova è presente in ognuna di queste immagini, anche se non sempre è riconoscibile, anche se molti non saranno in grado di trovarla, Mantova è però nella luce e nell’aria di ognuno di questi scatti, è fuori dalla finestra che ha illuminato un ritratto, è nelle nuvole di vapore di un impianto industriale e nell’ombra di una bicicletta, è nel giorno che nasce al di là del lago Inferiore, è nella solitudine di certe panchine, nello splendore di un affresco, nelle sue piazze ma anche nelle sue stanze più intime, è in tutto quello che mi portavo dietro mentre scattavo quelle immagini. Credo di non aver espresso nessun giudizio estetico o morale nel rappresentare le macerie di un cantiere abbandonato anziché la volta della sala dei giganti, tutto quello che vorrei mostrare sono solo ricordi di momenti che mi sono appartenuti e i luoghi dove li ho lasciati.

Quando realizzo una foto, che mi piace veramente, è come se convergessero, al centro del mio obiettivo fotografico, tutte le sensazioni visive accumulate e stratificate in mesi e a volte anni di paziente e inconsapevole selezione. Questa raccolta è quindi anche la visione materiale di un personale processo di creazione che a volte mi ha consentito di produrre immagini interessanti.

Vorrei infine si capisse, che se esiste una forza in questo racconto, questa risiede tutta nella debolezza della sua struttura, vorrei venisse percepita come una sorta di segreta energia che mi ha sempre spinto verso il futuro, nella costante consapevolezza dell’inevitabile allontanarsi del passato.

E allora le brume del Paiolo, i riflessi dei laghi, gli scheletri dei palazzi mai terminati, i gabbiani fermi nella luce del mattino, le ombre di persone sole, due amanti che si baciano nel mezzo di un temporale come personaggi di un affresco, sono, in tutta questa somma di bellezza e umana debolezza, di luce e tenebre, di amore e malinconia, la dichiarazione d’amore alla mia città, Mantova.